Il Ridotto ‘700
A seguito di una prima esperienza in costumi del 1700, abbiamo riproposto tale attività con ulteriori studi storici. Nasce così il gruppo denominato “Il Ridotto” della A.S.G.S!!!!
La villa del ‘700», spunti storici
- Fin dall’inizio del 1700 si accentua il gusto delle grandi famiglie nobili per la vita di campagna e le «case delle delizie», luoghi cioè di villeggiatura per fuggire dalle città, oltre che sistema per esercitare un controllo sulla gestione dei terreni, spesso assegnate ai mezzadri. Nei lussuosi ambienti delle ville e soprattutto nei bellissimi giardini che le circondano, si svolgono tante attività atte a divertire i proprietari e gli ospiti, sempre numerosi.
- Caccia, pesca, musica, ballo ma soprattutto il ludico è l’elemento caratterizzante dei soggiorni nelle ville nobiliari.
- Il gioco è da sempre considerato un espediente per tenersi in forma sia mentalmente sia fisicamente.
- I giochi rispecchiano anche la cultura di una civiltà e, all’interno di una civiltà, un’epoca può essere caratterizzata dai suoi giochi.
- In villeggiatura le attività ludiche del 1700 possono essere divise tra esterne ed interne. In esterno, soprattutto nei vasti giardini, si giocava a palla, volano, birilli, bocce e anche biliardo. Nelle stanze della villa si giocava a scacchi, tric trac, biribisso e con le carte a faraone e picchetto.
Il RIDOTTO», spunti storici
Nel tentativo di tenere sotto controllo il vizio per il gioco d’azzardo, diffusosi a Venezia nel corso del 1600, lo stato diede il permesso a diversi nobili di adibire a case da gioco, allora chiamati ridotti, loro proprietà immobiliari. Antenate storiche dei ridotti, oggi casinò, erano le baratterie medievali dove era concesso praticare i giochi d’azzardo altrimenti vietati nelle piazze e nelle vicinanze delle chiese. Il primo ridotto fu allestito nel 1638 in un palazzo appartenente alla nobile famiglia dei Dandolo di San Moisè ed è considerata la prima casa da gioco pubblica aperta in Europa. Questo, come altri che lo seguirono, era aperto durante i mesi del carnevale e frequentato da patrizi che, obbligati a stare in maschera, vi trascorrevano giornate e notti intere attorno ai tavoli da gioco.
Soprattutto nel ‘700, i ridotti divennero punti nevralgici del Carnevale di Venezia, luoghi ideali per personaggi come Giacomo Casanova che li considerava palcoscenico perfetto per le sue avventure.
Nei ridotti infatti non solo si giocava d’azzardo, ma si conversava, si facevano spuntini e si beveva il caffè. Nel ridotto di San Moisè ad esempio c’erano ben dieci sale riservate ai giocatori e quasi altrettanti salotti dedicati invece all’intrattenimento. La “febbre del gioco” si sviluppò a tal punto a Venezia che molti principi e nobili, italiani e stranieri, protetti dalla maschera e assistiti dai croupier dell’epoca, i cosiddetti Barnabotti, gli unici a non aver l’obbligo del mascheramento, dilapidarono interi patrimoni. Fu allora che nel 1774 il Maggior Consiglio si vide costretto a decretare la chiusura delle pubbliche case da gioco sulla scorta dei numerosissimi casi di veneziani finiti sul lastrico.
Collaborazioni:
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Chiara Defant
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