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Sammarinese

Giochi Storici

Aprile 2011: U-Boot

Mar 13, 2011

Solitamente gli appassionati di simulazione storica si possono dividere in due grandi categorie: quelli che giocano “per giocare”, cioè coloro che forse non sanno neppure cosa stanno ricreando ma utilizzano al meglio il gioco ( e sono i più temibili!) e quelli che sono “esperti” del periodo storico che il gioco riproduce, che sanno dirti …quella pedina rappresenta il 3° battaglione, 1a divisione,… ecc.
Per questi ultimi, il piacere di utilizzare giochi per ricreare al meglio la realtà storica và di pari passo con il piacere di acquistare un buon libro sull’argomento che interessa. 

In questa pagina cercheremo di segnalare alcuni titoli (vecchi e nuovi), molto interessanti per l’hobby della simulazione; allo stesso modo segnaleremo riviste specializzate nel settore delle simulazioni.

 

 

 

U- BOOT

Sergio Valzania

Dal 1940 al 1943 le acque dell’Atlantico furono il teatro di una delle battaglie più lunghe e sanguinose della Seconda guerra mondiale, che vide scontrarsi gli U-boote tedeschi con la flotta e l’aviazione alleate.
L’obiettivo dell’ammiraglio Karl Dönitz, esperto comandante della Unterseewaffe, era ambizioso: distruggere con i suoi sommergibili la flotta mercantile anglo-americana e bloccare il traffico navale tra il Nordamerica e l’Europa in modo da privare di rifornimenti l’Inghilterra e costringerla alla resa. Un disegno che, nelle sue aspettative, avrebbe potuto volgere l’esito del conflitto a favore delle potenze dell’Asse.
Dönitz si illuse che la dedizione, lo spirito di sacrificio e la disciplina dei suoi marinai potessero ribaltare il consolidato dominio anglo- americano sugli oceani. Un errore di valutazione che, dopo i primi tempi favorevoli, si rivelò in tutta la sua portata: otto sommergibilisti tedeschi su dieci persero la vita nel corso del conflitto e un’unità su tre venne affondata durante la sua prima missione.
Sergio Valzania, oltre a ricostruire gli aspetti tecnici e militari della grande Battaglia dell’Atlantico, ci racconta le storie degli uomini, spesso giovanissimi (l’età media era circa vent’anni), che combatterono a bordo degli U-boote, descrivendone le terribili condizioni di vita in quelle scatole d’acciaio: gli spazi angusti (si dormiva a turno nelle poche sistemazioni disponibili), la cattiva aerazione, i turni massacranti, la continua tensione psicologica, la tragica sorte in caso di affondamento.
Nello stesso tempo Valzania ci rivela le incertezze strategiche di Hitler e dei suoi generali, il peso del loro retaggio culturale, il ritardo tecnologico e industriale nel quale venne a trovarsi la Germania a fronte delle immense risorse di cui disponevano gli Alleati, in particolare dopo l’entrata in guerra degli Stati Uniti. Il fallimento del piano di Dönitz diventa così un’immagine perfetta degli errori strategici commessi dai comandi nazisti: “La guerra degli U-boote racconta tutto il conflitto. Fornisce un indicatore preciso sui rapporti di forze, sull’arretratezza tecnologica tedesca e sull’impreparazione della Germania alla guerra, condanna la dirigenza nazista per la sua incultura, la sua approssimazione, il suo disprezzo per tutti i valori faticosamente elaborati in Europa nel corso di secoli, alla cui formazione i tedeschi avevano pure contribuito in tanta parte”.

 

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