Marzo 2025: I miei “primi”

Feb 28, 2025

Questo Mensile lo dedico ad alcuni ricordi personali, ma penso che gli amici della ASGS me lo perdoneranno; dopotutto un pezzetto della mia storia tratta anche di molti fra loro.

Tutto nasce a seguito di una sistemazione di alcune scatole della mia modesta collezione; scatole in alcuni casi non aperte da tempo, troppo tempo…… e che immediatamente hanno originato ricordi di partite, esperienze e tanto divertimento. Ero molto più giovane, e un pizzico di tristezza l’ho provata, lo ammetto; ma il tutto ha dato inizio anche a tante attività ed amicizie nel gruppo citato e fra tanti appassionati del settore sparsi nella penisola italica, quindi tutto bello!

Cosa intendo per “i miei primi”? Scatole che furono fra le prime acquistate oppure legate ad eventi “primi”, importanti nella mia “carriera ludica”. Ve li presento.

Yorktown, della mitica International Team! Più o meno nel 1981 stavo per partire in vacanza e decisi di portare qualche gioco in scatola per divertirmi con gli amici. Trovai una pubblicità su un settimanale locale che citava un negozio di Rimini; il negozio (o meglio il figlio del proprietario) cercava anche giocatori interessati a particolari giochi da tavolo. Mi recai in negozio e conobbi Roberto Brigliadori che mi presentò questi strani giochi, fra i quali vidi la scatola della IT e fù un colpo di fulmine! Naturalmente il gioco (anche per le sue dimensioni……) non parti mai per la vacanza, ma io al contrario ero già partito per la tangente; fu la mia prima scatola, devo dire anche poco giocata se non in solitario, ma diede inizio a tutto. L’annuncio fra l’altro mi fece conoscere anche alcuni giocatori, molti dei quali non ho più rivisto ma uno di loro, Loris Betti, è stato fra i miei avversari per lungo tempo e siamo ancora molto amici. Il gioco è, naturalmente, in posizione privilegiata nelle mie scanalature, anche se mai più giocato.

 

Ho citato l’Emporio Brigliadori; è stato il mio primo negozio, quello dove ho acquistato tantissimi titoli. All’epoca era molto fornito di board wargame ed era possibile fare ordini per nuovi titoli. Una manna. Ricordo che nella sala alle spalle del “banco vendita” erano posizionate varie scaffalature piene zeppe di scatole delle aziende che all’epoca erano un riferimento assoluto: Avalon Hill, GDW, SPI (pochi e costosi), 3W, Clash of Arms, Victory Games, oltre alle prime fantine quali General Fire & Movement, Command. Solo più tardi apparvero GMT, TSR, e varie. In seguito conobbi I Giochi dei Grandi e grazie ai cataloghi dell’amico Nando si aprì un altro mondo, ancora più vasto e appassionante, ma Brigliadori suscita in me sempre bei ricordi anche se da tempo ci siamo persi di vista.

 

Caesar: Alesia, della altrettanto mitica Avalon Hill! Questo è stato il primo board wargame di un certo livello (almeno per quegli anni) che affrontai, proprio insieme a Loris B. e ad altri, come dicevo persi poi di vista. Non eravamo molto esperti e ricordo bene che ci furono varie difficoltà nel gestire il gioco, anche se solo per pochi turni. Novità assoluta, pianificare un assalto ad una posizione fortificata per i Galli mentre per i Romani organizzare al meglio la posizione sulle due linee delle palizzate (vallum); poi la gestione dei Galli in avvicinamento dalle aree esterne, la chicca del gioco! C:A sono riuscito poi a giocarlo bene con altri amici e ancora oggi devo dire che ogni tanto mi stuzzica per piazzarlo, prima o poi. Grande gioco, grandi ricordi.

 

1830 e Civilization, edizioni AH; questi sono stati i primi titoli utilizzati in quello che all’epoca era il “Club Simulazioni Storiche RSM”, poi divenuto la ASGS nel 1998. Civilization è stato letteralmente consumato dalle decine di partite giocate; bellissimo, coinvolgente, un must. Ricordo con grande nostalgia le prime partite nel magazzino di un amico, in un ufficio piccolo, dove su sette giocatori fumavano in quattro! Credo che anche la scatola (tuttora in sede ASGS) abbia il cartone che odora di nicotina!

1830 ha generato un proprio “filone” di giochi ferroviari e anche nella nostra Associazione “un filone” di giocatori assidui, almeno 6! Molti anni fà, ormai indirizzato completamente sugli Hex & Counter, regalai la mia scatola personale in Associazione, e ancora oggi, un pò devastata, viene utilizzata. Grande titolo, anche se un pò “parallelo” ai board wargame, ma sempre divertente.

 

Panzer Leader – AH; è stato il mio primo gioco Avalon Hill e il secondo acquistato dopo Yorktown sempre presso Emporio Brigliadori! Quando aprì la scatola, vedendo le mappe, le pedine, il regolamento e le tabelle mi resi conto che mi ero completamente perso in questo hobby! Naturalmente capi ben poco di come funzionava, dato che ero alle prime armi e dover gestire tabelle e linee di tiro, livelli del terreno, assalti, ecc. era proprio dura. Dura soprattutto perchè non avevo avversari continuativi che mi permettessero un confronto sulle regole; un peccato, specie per gli anni persi di divertimento. E anche in questo caso sarò un nostalgico, ma PL è ancora un’ottima simulazione; meriterebbe una ristampa, fedele anche se aggiornata nei materiali e nella grafica. Un must, da provare almeno una volta.

 

Pea Ridge – SPI; è stato il mio primo titolo giocato della altrettanto mitica e compianta SPI! Fù anche uno dei primi board wargame giocato ed approfondito dal primo gruppo di giocatori che si formò nei primi anni ’80, cioè io, Loris Betti ed Enrico Granata. Tante le ore passate nella “cantinetta” di Enrico, dove la passione per la simulazione crebbe notevolmente e pure le scatole acquistate da tutti noi tre. A questo proposito, quando IGDG (vedi sopra) iniziò a promuovere campagne di acquisti con scontistica del 20%, partivano ordini di noi tre sia a Natale che a giungo e spesso, negli scatoloni che arrivavano a casa di Enrico, di ogni titolo c’erano almeno 2 titoli uguali, perchè tutti avevamo più o meno lo stesso interesse di periodo storico! Aprendolo oggi, a seguito di questo articolo, Pea Ridge offre ancora mappa piacevolissima, regole chiare, giocabilità al top. Peccato che la Guerra Civile Americana non sia molto gettonata fra gli appassionati italiani.

 

Sixth Fleet – Victory Games; questo è “un mio primo strano”, ma ho voluto evidenziarlo per  l’aspetto curioso che presenta in merito alla mia passione per il boardwargame. Fù il primo gioco con il quale mi resi conto di leggere bene il testo in lingua inglese! Può sembrare strano…., ma fù un vero traguardo; ancora oggi non parlo correttamente tale lingua ma i regolamenti li gestisco bene e questo mi ha permesso di approfondire il mio hobby ad un buon livello, credo. Il gioco era ed è ancora molto intrigante; all’epoca uno scontro NATO – Patto di Varsavia era plausibile e molti erano i titoli sull’argomento pubblicati; la Victory Games, nata dalle ceneri della SPI, pubblico’ ottimi titoli, fra i quali ben cinque dedicati alle Fleet. Come evidenziato per Panzer Leader, questa serie meriterebbe una ristampa; negli ultimi anni la Guerra Fredda e il possibile scontro armato in Europa ha visto molti giochi, apparsi negli anni ’80, pubblicati in versioni De luxe. Sarebbe veramente interessante un “combo” con Sixth Fleet e Second Fleet, forse i migliori della serie.

 

Diplomacy, edizione AH DeLuxe; ho voluto ricordare anche questa scatola “per un primo” che riguarda la stessa ASGS. Acquistato per caso in un negozio di Forli, insieme al numero dedicato a Diplomacy della rivista General – AH, mi aprì gli occhi su una categoria di giocatori quasi scomparsa dal panorama italiano. Era il 2002, eravamo già associazione e stavamo organizzando già le prime Convention; Diplomacy fù il mio primo gioco con il quale fù organizzato un Torneo Internazionale di prestigio nel 2003, l’European Diplomacy Convention, con ben 42 giocatori, molti esteri! Un successo inaspettato che fece crescere, oltre ad altre attività, la ASGS. Evidenzio questo aspetto perchè gli anni 2000- 2006 circa furono “neri” per gran parte degli appassionati di simulazione storica in Italia; l’hobby sembrava quasi scomparso. In realtà in ASGS eravamo in crescita costante sia in termini di numeri di iscritti (iscritti veri, non gruppi online…, una caratteristica che ancora oggi ci contraddistingue ), sia in merito agli eventi che continuavamo ad organizzare. Possiedo varie scatole del gioco Diplomacy, pubblicate da varie aziende, ma questa della mitica AH ha un fascino tutto particolare.

 

In conclusione, ho descritto alcuni dei giochi che hanno segnato la mia vita ludica, in realtà un pezzo della mia vita. Tanto gioco, tante soddisfazioni, tanto divertimento, tanta amicizia che ancora oggi sono l’anima del gruppo di cui faccio parte, da sempre; il resto è storia soprattutto della ASGS, che potete trovare qui https://asgs.sm/chi-siamo/

Spero di non avervi annoiati e ………….buon gioco a tutti!

 

Gian Carlo Ceccoli

 


LIBRO DEL MESE

https://boardgamegeek.com/boardgame/483/diplomacy

Fra i miei “primi” ho citato, sopra, Diplomacy. Quando organizzai l’EDC XI, nel 2003, riuscì a contattare l’autore, Calhamer. Era già un signore di età avanzata, ma ero quasi riuscito a convincerlo ad essere presente alla nostra manifestazione; poi saltò tutto per questioni di costi elevati per viaggio e ospitalità, purtroppo. Calhamer ci inviò comunque qualche copia di questo libro, un vero trattato di diplomazia con esempi e spunti riferiti alle situazioni che in Diplomacy sono originate ad ogni partita. Sotto, una bella recensione dello stesso.

Diplomacy and Historians di Allan Calhamer

Gli storici tendono a divertirsi in modi diversi dalla maggior parte delle altre persone, quindi un gioco che usa una mappa e che è ambientato nel passato dovrebbe essere proprio ciò che ogni storico vorrebbe. Diplomacy, un gioco da tavolo introdotto commercialmente nel 1959 da Allan Calhamer, richiama l’era della prima guerra mondiale e rinuncia al solito lancio di dadi di un gioco da tavolo per incoraggiare diversi giocatori a negoziare e spesso tradire le alleanze. Una partita può durare diverse ore o giorni e alcuni giocatori conducono le loro strategie per posta. Per più di sessant’anni, Diplomacy ha ispirato un seguito vasto e fedele in tutto il mondo, dando vita a convention, tornei e siti web di Diplomacy. Si dice che uno dei grandi maestri del gioco sia Henry Kissinger, descritto da Abba Eban nel suo breve volume non correlato al gioco, Diplomacy for the Next Century (1998), come “l’unico Segretario di Stato degli Stati Uniti sotto il quale hanno prestato servizio due Presidenti”. Tuttavia, per alcuni studenti di storia, un gioco che sembra così attraente diventa una delusione.

Sei mesi dopo aver pubblicato privatamente Diplomacy, Calhamer (pronunciato Calimer, accento sulla prima sillaba, come in calibro) vendette tutte le 500 copie e poi affidò la produzione e la commercializzazione di Diplomacy a una società di giochi professionale. Per gran parte della sua storia, l’editore di Diplomacy fu Avalon Hill, ora una divisione del produttore di giocattoli Hasbro. Avalon Hill pubblicava una rivista, The General, con articoli sui suoi numerosi giochi di guerra. Nel numero di marzo/aprile 1980 di The General, Lewis Pulsipher, un appassionato di Diplomacy, ammise che per un appassionato di altri giochi di guerra di Avalon Hill, “la caratteristica più sgradevole di Diplomacy è che non sembra rappresentare in alcun modo la prima guerra mondiale, che non è una simulazione”. Ha solo in parte ragione.

Mentre gli scacchi, ad esempio, mettono in scena un conflitto stilizzato tra due forze opposte e i normali giochi di guerra elaborano scenari storici o futuri, Diplomacy rivendica basi storiche ma vira verso la fantasia. Un gioco per un massimo di sette giocatori dai dodici anni in su, Diplomacy schiera pezzi di cartone su una mappa colorata dell’Europa ed è ambientato nel 1901 e nel 1902 e, come dice il regolamento per l’edizione del cinquantesimo anniversario, “stai per tornare indietro a quei tempi e cambiare il corso della storia a tuo favore”. Calhamer ha avuto l’idea per Diplomacy mentre studiava storia ad Harvard. Il corso di Sidney Bradshaw Fay sulla prima guerra mondiale e il libro di Fay, The Origins of the World War (1928), hanno rivelato a Calhamer i decenni di accordi dietro le quinte che hanno portato a quella guerra. Secondo il suo necrologio sul New York Times, Calhamer ha riflettuto, “Che gioco da tavolo sarebbe!” Dopo Harvard, Calhamer studiò brevemente legge e sviluppò gli elementi del gioco che aveva concepito durante gli studi universitari, il cui titolo provvisorio era Realpolitik. Nel 1954 lo aveva perfezionato e, dopo averlo proposto alle principali società di giochi e aver visto che tutte lo avevano rifiutato, gli amici lo incoraggiarono a fare da solo. Dopo aver deciso di non intraprendere la carriera di avvocato, accettò vari lavori, tra cui quello di guardia forestale alla Statua della Libertà, prima di tornare a casa nella periferia di Chicago e diventare postino. La consegna della posta per l’ufficio postale forniva a Calhamer un reddito fisso e i benefit di cui aveva bisogno per sostenere la moglie e le due figlie. Le royalty di Diplomacy integravano il suo stipendio.

Con la crescente popolarità di Diplomacy, figurava in modo prominente agli incontri annuali di Diplomacy, dove si distinse come non il miglior giocatore. Nel corso degli anni scrisse dieci articoli di riviste sul gioco e sulle sue origini. Ripensando alla sua infanzia, vide le radici del suo gioco in un vecchio libro di geografia a casa, uno contenente mappe dell’Europa prima del 1914, e citò anche un articolo della rivista Life del 1945 sul Congresso di Vienna. L’immaginazione adolescenziale di Calhamer si agitò a quel racconto dei diplomatici delle grandi potenze vittoriose d’Europa che si incontrarono a Vienna nel 1815 per ridisegnare la mappa dell’Europa dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo. Quell’accordo internazionale creò i pezzi sulla scacchiera, per così dire, per l’equilibrio di potere europeo per il secolo successivo, finché non fu interrotto da quella che prima della Seconda guerra mondiale era conosciuta semplicemente come la Grande Guerra. La Grande Guerra avvenne, scrisse Fay nella sua storia, “perché in ogni paese i leader politici e militari fecero certe cose, che portarono alla mobilitazione e alle dichiarazioni di guerra, o non riuscirono a fare certe cose che avrebbero potuto impedirle”. Quelle decisioni e quei fallimenti dipendevano tutti dalla convinzione di quei leader nella necessità di onorare gli impegni presi dai loro governi tramite trattati.

Lì risiede l’aspetto più inquietante che uno storico trova quando riflette sulle regole di Diplomacy: sebbene il gioco si aspetti che i suoi giocatori rompano le promesse fatte l’uno all’altro, la tragica realtà della Grande Guerra è andata avanti perché quei giocatori storici hanno mantenuto la parola data.

Quindi, come possono gli storici apprezzare un gioco storico attraente la cui premessa di base è storicamente (e moralmente) imperfetta? Fortunatamente, la parte subdola non è essenziale per godersi il gioco; dopotutto, come ha osservato l’elogio funebre di Calhamer sul The Daily Telegraph, “era troppo gentile per essere competente nel suo stesso gioco”. Inoltre, Pulsipher, nel numero di marzo/aprile 1977 di The General, ha estrapolato da una disposizione del regolamento di Diplomacy per suggerire sei versioni del gioco per due giocatori. Più di recente, i siti web di Diplomacy hanno discusso i modi di giocare con solo due giocatori. I puristi potrebbero obiettare che, nonostante il regolamento, Diplomacy per due giocatori lo trasforma in un altro gioco di simulazione di guerra e quindi ne mina il carattere unico, dipendendo come fa dal fatto che sette giocatori taglino e violino gli accordi. “La diplomazia è stato il primo gioco a combinare deliberatamente gli aspetti tattici degli scacchi con gli aspetti psicologici del poker”, ha scritto Rex A. Martin nel The Gamer’s Guide to Diplomacy del 1993, aggiungendo che “l’interazione di sette giocatori in competizione è l’ingrediente chiave del risultato finale”. Comunque sia, i giochi sono parte integrante della cultura e Diplomacy, in tutte le sue forme, è diventato un classico. Gli storici che si siedono a giocare a Diplomacy a due giocatori possono adattarsi alla sua fantasiosa versione dell’Europa del 1900 circa come se uno dei paesi fosse il mitico regno di Ruritania. Riguardo a tale intraprendenza diplomatica e storica, Henry Kissinger ha affermato nella sua storia, Diplomacy (1994), “la storia insegna per analogia” e ogni generazione adatta quelle analogie a sé stessa.

 

 

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